SOLESINO. Un
«marziano» per la serie D. Niente pelle verde o strane
squame, ovviamente, ma 209 centimetri e 115 chili.
E’ Damiano Brigo, centro padovano (è nato a Conselve 38
anni fa) passato da quest’estate in forza al Bc Solesino,
formazione di serie D Regionale. Un lusso per la
categoria, visto che il pivot arriva da un passato
vissuto tra campionati nazionali, scudetti, salti di
categoria e sfide giocate al fianco di campioni come
Carlton Myers e Predrag Danilovic.
Come finisce un giocatore del tuo calibro in una D
Regionale?
«Ho 38 anni e sono oggettivamente fuori dal
mercato, visti anche i nuovi regolamenti federali. E
questo nonostante l’anno scorso sia stato tra i
protagonisti che hanno portato Brescia in Legadue. Ho
ricevuto numerose offerte tra B e C, ma quasi tutte al
Sud e nessuna mi ha convinto. Solesino è geograficamente
vicina a dove vivo, Tribano, e qui conosco peraltro
molte persone. Già da agosto mi allenavo con loro e ho
acconsentito al mio tesseramento. Fino al 28 febbraio ho
comunque la possibilità di accogliere altre offerte».
Non
ti senti un po’ troppo «fuori categoria»?
«Mi rendo conto che questa per me è una sgambata,
che però voglio affrontare professionalmente, come ho
sempre fatto. Il mio impatto è certamente notevole e lo
si è visto già lo scorso weekend (20 punti e 14
rimbalzi). Dovrò solo abituarmi al metro arbitrale, per
non vedermi attribuire falli inesistenti. Una cosa è
certa: il mio avversario deve capire che, con
l’esperienza e i chili che ho, io dall’area non mi
muovo».
Hai giocato con fuoriclasse che hanno fatto la storia
del basket...
«Sì, e da ognuno ho appreso qualcosa. Penso alla
mentalità di Myers, alla determinazione di Danilovic,
alla classe di Brunamonti e Binelli, la spensieratezza
di Savio, la costanza di Morandotti o a figure come
Cliff Levingston o Bill Wennington, entrambi campioni
Nba a fianco di Michael Jordan».
E il peggior avversario mai incontrato?
«La lista è altrettanto lunga. In Europa ho giocato
contro un signore che si chiama Arvydas Sabonis, mentre
al Mc Donald’s Open di Monaco nel 1993, quando era
appena arrivato alla Virtus, mi sono trovato contro i
Phoenix Suns di un tal Charles Barkley. Binelli, che per
me era un colosso, al suo confronto era un fisichino...».
Qual è il tuo futuro?
«Devo essere sincero, anche se ho ancora tanta
voglia di giocare e dimostrare il mio valore, a giugno
ho provato a buttarmi nel mondo del lavoro. Ho trovato
molti muri e mille porte chiuse. D’altra parte, dopo
vent’anni di professionismo mi sono reso conto di aver
vissuto in un mondo di ovatta, e che là fuori molte cose
sono tiranne. Sarà difficile superare la fine di una
carriera, soprattutto a livello mentale. Penso che
comunque rimarrò nel mondo del basket, visto che la
pallacanestro è l’arte che più mi riesce bene. Sono già
allenatore e, chissà, non mi dispiacerebbe diventare
giornalista sportivo».