1 Dicembre 2011

 

 

Edizione di

Martedì

29 Novembre 2011

BASKET NBA

NBA, ecco come funziona l'Amnesty.

E il mercato diventa più interessante

Ogni squadra può liberarsi di un giocatore, pagandogli il dovuto ma senza che il salario vada a intaccare il monte ingaggi. E ai pochi buoni free agent su piazza potrebbero aggiungersi nomi di prestigio


Se l'Nba nel 2010-11 ha perso 300 milioni di dollari, pur mettendo insieme oltre 4 miliardi di ricavi, la colpa è anche di quei contratti pesanti dati a giocatori che sul campo hanno dimostrato di non meritarseli. Come Rashard Lewis 22,1 milioni di dollari nel 2011-12 ma 11,7 punti in 57 partite la scorsa stagione. O Gilbert Arenas, quinto Paperone Nba con 19,2 milioni (più di Nowitzki, Anthony, LeBron e Wade), ma con 10,8 punti l'anno passato. Errori di gestione che i proprietari hanno pensato bene di "perdonarsi", inserendo nel nuovo accordo con i giocatori una clausola che si chiama Amnesty, amnistia, e che serve proprio a liberarsi di questi "errori". Una novità destinata ad influire anche sul mercato dei free agent, che dopo la ricchezza del 2010 vivrà un'annata molto meno esaltante.

LA CLAUSOLA — Ogni team può scaricare un solo giocatore sotto contratto nel 2010-11, scegliendo però prima di quale stagione delle prossime stagioni usare la clausola, pagandogli tutto il dovuto ma senza che il salario vada a pesare sul monte ingaggi. Significa sì spendere tanto subito, ma soprattutto liberare spazio per inseguire i free agent disponibili. Una volta che un giocatore viene scaricato, le altre squadre hanno 48 ore di tempo per reclamare il suo contratto originale. Se nessuno si fa avanti il giocatore entra in una seconda lista, in cui le squadre con spazio sotto il cap hanno la priorità e possono offrirsi di pagare solo parte del contratto (il resto spetta alla squadra originariamente proprietaria). Se nessuno si fa avanti il giocatore finisce liberamente sul mercato. Una squadra non può scaricare un giocatore per poi rifirmarlo a cifre inferiori.

I PAPABILI — Lewis e Arenas sono i nomi principali, ma non i soli. L'identikit del giocatore da Amnesty è quello di uno pagato troppo che ha deluso le attese. A rischio c'è Brandon Roy, a cui Portland deve ancora 68 milioni (14,9 milioni nella prossima stagione) ma ha le ginocchia talmente malandate da farne un investimento a rischio a quelle cifre. Ma se, una volta scatricato, si accontentasse di un ingaggio minore finirebbe nel radar di ogni squadra. Cleveland potrebbe invece lasciare andare Baron Davis, a libro paga per 13,9 milioni nella prossima stagione ma con opzione per rimanere un altro anno. I Cavs hanno pescato al draft Kyrie Irving, play come Davis che diventerebbe, a cifre inferiori, un investimento interessante.

I FREE AGENT — In attesa della rivoluzione Amnesty, il mercato (via ufficiale previsto il 9 dicembre) si è già scatenato attorno ai pochi grandi nomi disponibili. Nene ha deciso di lasciare Denver e scatenato gli appetiti di Houston, Dallas, Miami, Indiana, New Jersey e Golden State. David West, fino allo scorso anno compagno di squadra di Marco Belinelli a New Orleans (anche l'azzurro è free agent, ma sembra intenzionato ad accettare l'offerta che gli Hornets gli hanno fatto il 30 giugno), ma la ricostruzione al ginocchio sinistro subita tre mesi fa ne ha fatto scendere le quotazioni. Marc Gasol è su piazza, ma Memphis ha il diritto di pareggiare qualsiasi offerta (in 3 giorni, non più in 7 come accadeva fino alla passata stagione) e ha il nuovo contratto dello spagnolo in cima alle sue priorità. Poi poco altro, con Jamal Crawford, Andrei Kirilenko (sempre che non scelga di restare in Russia) e Jeff Green (ma Boston può pareggiare le offerte) i nomi principali. In attesa delle vittime dell'Amnesty.

Davide Chinellato.