Cresce la febbre per il derby del
Palaverde. Tra dieci giorni (l’8 gennaio) Reyer e
Benetton torneranno a sfidarsi dopo 18 anni (23 gennaio
1994). Lo faranno con uno stato d’animo diametralmente
opposto. Da una parte la Reyer che sta rivivendo ormai
da qualche stagione quell’atmosfera magica che aveva
caratterizzato soprattutto gli anni ’70 e ’80, stagioni
in cui il basket a Mestre e Venezia ha vissuto senza
dubbio il picco di popolarità ed entusiasmo. Dall’altra
la Benetton che ha praticamente vinto tutto proprio
negli anni bui del basket veneziano e che ora sta
vivendo un momento di chiara recessione con davanti un
futuro quantomai incerto.
La Reyer al contrario sembra stia
vivendo una favola, visto che fino a tre mesi fa la
prospettiva di giocare un’altra stagione in Legadue era
pressochè certa. Almeno fino a quando a settembre l’Alta
Corte del Coni ha accolto il ricorso orogranata
catapultando la società di Luigi Brugnaro nel massimo
campionato. A quel punto si trattava giocoforza di fare
le cosiddette nozze coi fichi secchi cercando di far
cambiare pelle in fretta ad un gruppo costruito per la
Legadue con tutti gli annessi e connessi. Un’operazione
non certo facile (tra cui il forzato travaso al
Palaverde per le partite in casa) con l’obiettivo
dichiarato, e non poteva essere diversamente, di evitare
l’ultimo posto, quello che riporta all’inferno. Nessuno
a tre mesi di distanza avrebbe immaginato che quella
Reyer, sistemata all’ultimo momento, avrebbe dato del
filo da torcere praticamente a tutte guadagnandosi,
almeno per ora, un posto al sole in piena zona playoff
(6 vinte e 5 perse). Risultati, ma non solo quelli, che
hanno portato mediamente al Palaverde più di quattromila
spettatori con una punta di 5000 per il match con
l’Armani.
Treviso si sta invece interrogando
su tante cose, soprattutto su una stagione che in
qualche modo doveva confermare gli ottimi risultati
ottenuti nella precedente e che invece al momento si sta
rivelando deficitaria, anche per via di una serie di
cambi (gli ultimi una settimana fa) che devono ancora
essere assimilati e che per ora non consentono alla
Benetton di guardare avanti con particolare ottimismo.
È come se la società biancoverde
fosse a caccia d’identità con l’aggravante di non
conoscere le basi del proprio futuro (e forse nemmeno
del presente). Disaffezione che si legge anche e
soprattutto attraverso i numeri degli spettatori che si
recano al Palaverde, inferiori in rapporto a quelli
della Reyer. Cosa impensabile fino a qualche anno fa.
Anche questo un segno dei tempi.