Ha dovuto attendere 55 lunghi anni, tanti
ne sono passati da quando la Reyer sbancò Cantù battendo
l'allora Oransoda. C'è voluta un'altra impresa per
rinverdire il passato, ormai remoto. Non potevano che
confezionarla i terribili ragazzi di Andrea Mazzon, la
più grande sorpresa del campionato. In una settimana la
Reyer si è fatta due regali mica da ridere: prima ha
steso i campioni di Siena e poi, senza Slay, è andata a
vincere nel mitico Pianella di Cucciago dove Mazzon si
sente come un bambino in un negozio di giocattoli. Sulle
pareti del palasport tante foto, in poche parole la
storia del basket.
E domenica una piccola ma
importante storia l'ha scritta anche la Reyer, partita
con l'obiettivo di metterne dietro una e che ora invece
si gongola al quarto posto in compagnia delle grandi. Un
miracolo dicono in molti. Non sta vincendo solo la
squadra ma un intero sistema, quello avviato
faticosamente ma con tanto entusiasmo anni fa da Luigi
Brugnaro, presidente pasionario che sta vedendo
avverarsi buona parte dei suoi "sogni" anche se quelli
più importanti continuano a fare a pugni,
metaforicamente, con la...politica, nel senso più ampio
della parola.
«La Reyer è una realtà che unisce
Venezia e Mestre, un'unica città con 500mila abitanti. E
non solo. Abbracciamo una fascia di territorio ben più
ampia. Ma non basta. Io guardo avanti e sono
preoccupato. Perchè? Dobbiamo unirci per spazzare via
chi vuole bloccare la città. Chi non crede nella
vocazione metropolitana della nostra area. Lo sport è
una luce-spia importante di come la pensa la gente.
Tutti sono bravi a parlare di contenitori, a decidere
cosa si farà qui o lì senza pensare ai contenuti, cioè a
chi utilizzerà questi impianti. E nel frattempo
sperperano i soldi dello Stato». Non sta sperperando
niente invece la Reyer che sul campo gioca come un
orologio svizzero. Se l'aspettava? «Certo, ho sempre
creduto in questo team anche se molti attorno a noi
erano dubbiosi. Per ora pensiamo ancora alla salvezza
ma...chissà...vedremo più avanti».
Al presente intanto ci pensa Kee
Kee Clark, semplicemente irresistibile a Cantù, vero e
proprio babau della difesa brianzola. 33 punti di grande
qualità e una prestazione dal perimetro davvero
mostruosa. Come è nata una prestazione del genere? «La
prima tripla che è entrata - dice il folletto orogranata
- . Il primo tiro è sempre importante per un tiratore e
per me lo era in modo particolare perché venivo da una
serie di partite in cui la palla non voleva entrare.
Così, quando quella tripla è finita dentro ho sentito
che poteva essere la mia serata. Ma la verità è che ha
vinto tutta la squadra. La forza di questo gruppo è il
collettivo».
Intanto il popolo orogranata è in
delirio. Tanto da guadagnarsi il titolo di miglior sesto
uomo in campo del campionato. Una tifoseria che è lo
specchio della squadra, mai doma, sempre entusiasta e
ottimista.