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Martedì

7 Febbraio 2012

Edizione Nazionale

pag. 35

 

 

BASKET Dalla Legadue al gotha: analisi del fenomeno Reyer

Anatomia Umana

Passione, tifo, forza di gruppo: il modello che unisce Mestre e Venezia


Ha dovuto attendere 55 lunghi anni, tanti ne sono passati da quando la Reyer sbancò Cantù battendo l'allora Oransoda. C'è voluta un'altra impresa per rinverdire il passato, ormai remoto. Non potevano che confezionarla i terribili ragazzi di Andrea Mazzon, la più grande sorpresa del campionato. In una settimana la Reyer si è fatta due regali mica da ridere: prima ha steso i campioni di Siena e poi, senza Slay, è andata a vincere nel mitico Pianella di Cucciago dove Mazzon si sente come un bambino in un negozio di giocattoli. Sulle pareti del palasport tante foto, in poche parole la storia del basket.
      E domenica una piccola ma importante storia l'ha scritta anche la Reyer, partita con l'obiettivo di metterne dietro una e che ora invece si gongola al quarto posto in compagnia delle grandi. Un miracolo dicono in molti. Non sta vincendo solo la squadra ma un intero sistema, quello avviato faticosamente ma con tanto entusiasmo anni fa da Luigi Brugnaro, presidente pasionario che sta vedendo avverarsi buona parte dei suoi "sogni" anche se quelli più importanti continuano a fare a pugni, metaforicamente, con la...politica, nel senso più ampio della parola.
      «La Reyer è una realtà che unisce Venezia e Mestre, un'unica città con 500mila abitanti. E non solo. Abbracciamo una fascia di territorio ben più ampia. Ma non basta. Io guardo avanti e sono preoccupato. Perchè? Dobbiamo unirci per spazzare via chi vuole bloccare la città. Chi non crede nella vocazione metropolitana della nostra area. Lo sport è una luce-spia importante di come la pensa la gente. Tutti sono bravi a parlare di contenitori, a decidere cosa si farà qui o lì senza pensare ai contenuti, cioè a chi utilizzerà questi impianti. E nel frattempo sperperano i soldi dello Stato». Non sta sperperando niente invece la Reyer che sul campo gioca come un orologio svizzero. Se l'aspettava? «Certo, ho sempre creduto in questo team anche se molti attorno a noi erano dubbiosi. Per ora pensiamo ancora alla salvezza ma...chissà...vedremo più avanti».
      Al presente intanto ci pensa Kee Kee Clark, semplicemente irresistibile a Cantù, vero e proprio babau della difesa brianzola. 33 punti di grande qualità e una prestazione dal perimetro davvero mostruosa. Come è nata una prestazione del genere? «La prima tripla che è entrata - dice il folletto orogranata - . Il primo tiro è sempre importante per un tiratore e per me lo era in modo particolare perché venivo da una serie di partite in cui la palla non voleva entrare. Così, quando quella tripla è finita dentro ho sentito che poteva essere la mia serata. Ma la verità è che ha vinto tutta la squadra. La forza di questo gruppo è il collettivo». 
      Intanto il popolo orogranata è in delirio. Tanto da guadagnarsi il titolo di miglior sesto uomo in campo del campionato. Una tifoseria che è lo specchio della squadra, mai doma, sempre entusiasta e ottimista.