(Filippo Sabbadin al grande
salto. Dopo quattro stagioni in Divisione nazionale C
con la Broetto Virtus - le ultime due da protagonista -
spicca il volo per il grande basket: quello della
Divisione nazionale A, la terza serie nazionale;
categoria in cui, l'ala ventunenne di 1.98, può giocare
due anni "da giovane".
«Diventare un giocatore di basket era un mio sogno fin
da piccolo. Dopo avere anteposto famiglia, affetti e
studio, penso sia giusto provarci fino in fondo. Questi
anni nella prima squadra Virtus, dove sono cresciuto,
sono stati fondamentali: all'inizio è stato difficile
adattarsi, per il cambio di mentalità rispetto al
settore giovanile; l'anno scorso avevo preso fiducia nei
miei mezzi e in questa stagione mi sono sentito
finalmente a mio agio. Ora confido in un'ulteriore
opportunità di crescita».
La prima, concreta, già materializzata: a Lucca, società
neopromossa, ma con struttura solida e progetto
ambizioso. È stato convocato, insieme ad altri giovani
tra cui il padovano Marco Lazzaro (entrambi agli ordini
del coach Roberto Russo nella SLU22 di Castelfranco
Veneto vinta dal "Viva Team"), per due giorni di
allenamenti. Soluzione ottimale, vista la vicinanza, che
gli consentirebbe di proseguire gli studi di
Giurisprudenza. E altre soluzioni alternative paiono già
nel taccuino del suo procuratore (Andrea Ricci).
Intanto Sabbadin si tiene in forma con la Virtus negli
allenamenti diretti da Massimo Friso. Oltre ai tanti
giocatori testati, anche padovani che il salto lo hanno
già fatto: Andreaus, Demartinià «Questa resta la mia
casa. Qui sono cresciuto, e lo rivendico con orgoglio
rispetto ad altri giovani che già da anni fanno la
spola, come prodotto virtussino; società non piccola,
anche se non ancora all'altezza di serie superiori, ma
che dà possibilità di crescere. Soprattutto Davide (Andreaus
ndr), un amico con cui al mattino andiamo a tirare in
via Tadi, è un modello di attitudine e passione per il
lavoro: sempre lì fisso sull'obiettivo per migliorare,
senza mai stancarsi. Ora che deve recuperare da un
infortunio anzi, lavora se possibile perfino il doppio».
«Che Filippo vada in A Dilettanti - spiega Massimo
Caiolo, diesse neroverde - per la nostra società è un
motivo di orgoglio; gli auguriamo ogni bene. Al tempo
stesso, però, c'è rammarico: si tratta dell'ennesimo
padovano costretto ad andare via per potere giocare a
certi livelli. Non perderò occasione per ribadirlo:
Padova merita di più, ma ci vuole un progetto e la
convinzione da parte di tutti. La nostra scelta di
riportare Massimo Friso alla guida, dopo che era via da
quasi vent'anni, va proprio in questa direzione».