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Lunedì

16 Luglio 2012

Edizione Padova

pag. 21

 

 

L’INTERVISTA Gianfranco Bernardi, presidente della Virtus, sempre senza peli sulla lingua

«Fip,procuratori e genitori colpevoli»

 «Meneghin non sa da che parte si inizi per fare il capo

della pallacanestro nazionale: sta lì a pontificare»


(Alberto Zuccato) È il dirigente più di lungo corso del basket padovano. Gianfranco Bernardi, presidente della Virtus, ha vissuto da protagonista il periodo d'oro, e sempre da protagonista - quello attuale - delle vacche magre.
«Ogni tanto mi chiedo perchè continuo - racconta - La pallacanestro italiana, non solo quella di casa nostra, è troppo cambiata. In peggio».
Sotto che punto di vista?
«Quasi tutti. Per cominciare non c'è più la passione di un tempo. Si è creato un finto professionismo deleterio e oggi i giocatori pensano più a quei quattro soldi che a divertirsi. Le società sono in crisi, portare avanti l'attività costa troppo e si fatica sempre più a trovare sponsor. Ci sono responsabilità ben precise».
Di chi sono?
«Di una Federazione che pensa solo a incamerare tasse gara e balzelli di tutti i tipi, dei procuratori e anche dei genitori».
Andiamo con ordine, Bernardi. Iniziamo dalla Fip.
«Dino Meneghin è stato un grandissimo giocatore, ma non sa neppure da che parte si inizi a fare il presidente nazionale. Da quando non esistono più i cartellini, sono stati istituiti i parametri formativi. Se io, società di serie C, mando un mio giocatore in serie A, che è una cosa difficilissima, ricevo 10 mila euro l'anno di parametro. Cosa me ne faccio di questa elemosina? Che me ne diano subito 50 mila, così almeno tappo qualche buco. E poi c'è tutta una serie di nuove regole che fanno solo danni. Esempio? La palestra di via Tadi non è più a norma perchè il campo è più corto. È così che si fa il bene del basket? Ridicolo. E Meneghin sta lì a pontificare. Prendendo 12 mila euro al mese. Io ho fatto per anni il dirigente per la Federazione e non ho mai percepito un quattrino. Perchè lo facevo per passione e non per lavoro».
Però la Fip elargisce anche compensi.
«Faccio un solo esempio di quanto passa la Fip: a una società che arriva a una finale nazionale giovanile, spettano 3 mila euro. C'è da vergognarsi. In compenso se durante una partita un tifoso grida qualcosa, arriva subito la multa. Questa politica è disastrosa. Non è un caso che solo nell'anno in corso venti società si siano ritirate. Tra queste c'è anche il Limena. Li capisco. Così come comprendo il recente sfogo di Nanni Boniolo che si è dimesso da presidente del Petrarca. Ha ragione su tutta la linea».
Come lei prima ha accennato, anche Boniolo ha tirato in ballo i genitori dei giocatori.
«Una volta nemmeno venivano a vedere le partite. Ora sono sempre lì che stressano. La gran parte è convinta di avere in casa un campione, per cui chiedono, chiedono. I figli vengono visti come ipotetiche fonti di guadagno. Alcuni a 15 anni hanno già il procuratore».
Gente che a lei non piace.
«Neppure un po'. I procuratori sono la rovina del basket, fanno solo i loro interessi e cercano di spremere come limoni sia i club sia i loro assistiti. Sto parlando di giocatori di serie C, non di celebrati assi della nazionale. È un ambiente in cui non mi trovo più bene, lo riconosco».
Allora perchè continua?
«Bella domanda. La risposta è questa: se mollo, che fine fanno i tantissimi giovani che vengono nelle palestre della Virtus? Finiscono per la strada, questa è la realtà. E io non me la sento di fare una parte del genere. Almeno fino a quando ci riuscirò».
Facciamo un salto indietro di una ventina d'anni e parliamo della rivalità tra Petrarca e Virtus.
«Una rivalità che aveva permesso a noi e a loro di arrivare fino alla A2 e che aveva di riflesso fatto crescere tutto il basket padovano. Volevamo primeggiare e facevamo di tutto pur di vincere. Ma con rispetto, con reciproca stima. Quella che oggi manca».
Il tentativo di maxi fusione della scorsa estate ne è un esempio?
«Certo. Gli sforzi fatti dal presidente provinciale Guolo e dall'assessore allo Sport, Zampieri, sono stati encomiabili. Ma quando ci siamo trovati al tavolo per trattare, è stato un disastro. Io avevo fatto una proposta molto semplice. Avevo detto che ognuno di noi tirasse fuori una determinata cifra per allestire una squadra forte che rappresentasse tutta Padova. Nessuno ha accettato perchè tutti hanno pensato solo al loro orticello. Che diventa sempre più piccolo. Dopo il primo incontro era già chiarissimo che non c'era alcuna volontà di collaborare».
Cosa si può fare allora? Continuare così ha poco senso.
«Sono d'accordo. La Virtus ha appena ingaggiato come capo allenatore Massimo Friso, che per una società come la nostra è un lusso. Friso non si occuperà solo della prima squadra, ma di tutto il settore giovanile, facendo lavorare i ragazzi sui fondamentali, facendoli divertire. Il tentativo è quello di ricreare quell'entusiasmo che è andato perduto. Anche se...».
Anche se?
«Magari lavori e lavori, investi soldi e sudore su un giocatore, e questo, quando compie 21 anni, è libero di andare dove gli pare, senza che venga riconosciuto neppure il parametro formativo. È un'altra delle assurdità della Fip. Una volta tanto si dovrebbe copiare dal calcio, dove chi cura i vivai viene tutelato dalla Federazione».
In conclusione?
«Spero di sbagliarmi su tutta la linea, ma non credo. Forse sono io che invecchiando vedo tutto così nero e ho nostalgia dei tempi andati».

 

LA CARRIERA

Buon pivot mancino e dirigente dal 1975

(a.z.) Gianfranco Bernardi è stato un buon giocatore (un pivot mancino), arrivando alla serie B con il Padova Sport che disputava le partite in un capannone della Fiera, ed era allenato da Flamini e successivamente da Grasselli. Smesso di giocare, nel 1975 ha fondato il Sarmeola, dove figurava contemporaneamente tesserato come presidente, allenatore e giocatore. È stato il principale fautore della fusione con la Virtus, che nel giro di qualche anno sarebbe arrivata fino alla A2. Dal vivaio sono usciti giocatori di grande valore. Due nomi su tutti: Davide Cantarello, che ha disputato più di 100 partite con la nazionale, e Leo Busca, per tantissimi anni playmaker in serie A.