(Paolo Calia) Dino Meneghin non ci sta a passare per
il killer della pallacanestro trevigiana. E non si sottrae ai nostri
taccuini, spiegando come e perché c’era la possibilità di ripartire.
Magari non direttamente dalla Serie A1: «Alla società Treviso Basket
ho personalmente offerto la chance di iscriversi in Lega2, ma mi è
stato detto di no. A quel punto c’era poco da fare». Quanto ai
politici che l’hanno accusato di essere un "oscuro passacarte",
Meneghin ha replicato: «Vorrei sapere se Zaia e Caner hanno
sottoscritto la raccolta di fondi avviata da Pittis».
- Presidente, la piazza trevigiana
è in rivolta: il basket d'alto livello sparisce e tutti accusano la
Federazione.
«Mi dispiace moltissimo per Treviso, ma abbiamo applicato il
regolamento. Avevamo le mani legate: accettare la richiesta di
Treviso avrebbe voluto dire creare un precedente pericoloso.
Qualsiasi società piena di debiti, dopo, avrebbe potuto decidere di
sciogliersi, non pagare niente, e ripartire con una nuova realtà».
- Sì, ma questo non era il caso di Treviso Basket: debiti non ce
n'erano.
«È vero: tutte le carte erano a posto. Ma non potevamo dire sì a
loro e no a tutti gli altri. Dopo l'assemblea di Lega Sabatini,
presidente della Virtus, ha detto che non ci sarebbe stato nessun
problema ad accogliere Treviso in A1, ma questo però sarebbe dovuto
valere per tutti. Un precedente del genere avrebbe aperto una
voragine impossibile da controllare».
- L'impressione però è che la Federazione non abbia dato nessuna
alternativa a Treviso Basket.
«Non è così. Quando abbiamo saputo della rinuncia di Piacenza
alla Lega2 ho chiamato Coldebella chiedendogli di riunire i soci e
valutare l'idea di ripartire da quel campionato. Mi ha risposto: "O
la serie A o niente". Non riuscirò mai a capire il perché di una
simile risposta».
- C'è una bella differenza tra la Lega2 e la A1.
«Ma per una società appena nata sarebbe stato molto meglio
partire da un campionato inferiore, con minori spese, minori
investimenti e più tranquillità. In fin dei conti gli abbiamo
offerto il secondo campionato professionistico italiano, mica la
C2».
- Il governatore Luca Zaia e il capogruppo della Lega Federico
Caner vi hanno descritto come "oscuri passacarte".
«Intanto mi piacerebbe sapere se hanno sottoscritto la raccolta
di fondi popolare avviata da Pittis. Capisco le critiche ma non
accetto le offese. Noi lavoriamo in silenzio per aiutare le società.
Forse loro sono abituati a trattare con gente strana».
- La Federazione è stata troppo fiscale?
«I problemi sono altri. Perché la Benetton e il nuovo gruppo non
si sono messi d'accordo per una fusione o per una cessione di quote?
Forse Zaia e Caner, invece di fare polemica dopo, sarebbero potuti
intervenire prima come mediatori per aiutare i nuovi imprenditori
nell'acquisizione delle quote».
- Ma come può il movimento perdere una piazza così? «Sono
rattristato. Treviso però non rimarrà senza il basket: la Benetton
ripartirà dalla C2 e con il settore giovanile».
- Non è proprio la stessa cosa.
«Non ci sarà il basket di serie A: ma allora dobbiamo chiederci
perché Benetton ha deciso di lasciare. Forse ha pesato non avere
quasi mai il palazzetto pieno. Inoltre nessuno si è fatto avanti in
un anno e mezzo, nessun imprenditore ha aiutato Benetton. Poi, dalla
sera alla mattina, hanno deciso di occuparsi di basket. Prima,
evidentemente, facevano altre cose».
- Però si sono mossi, cosa che in altre realtà non succede.
«Vero. Ma allora perché rinunciare alla Lega2? Puntare tutto
sulla serie A è stato troppo azzardato».
- Lei viene accusato di aver influenzato il consiglio dicendo,
all'inizio, che la richiesta di Treviso non poteva essere accettata.
«Non è vero. Ho solo fatto un excursus sullo stato delle cose.
Poi ognuno è stato libero di decidere. Non ho indirizzato nessuno».
- Ma contro Treviso c'era una maggioranza precostituita.
«No. Ognuno si è fatto un'opinione nel corso della discussione.
E dire che il buon Bonamico, presidente della Lega2, sarebbe stato
ben felice di avere Treviso nel suo campionato». |