Lunedì 16 Luglio 2012 Edizione Treviso pag. 3
|
LA REPLICA |
|
Coldebella:«Vi racconto quella strana telefonata» |
||
Il dirigente smentisce Meneghin: «Mi suggerì di subentrare al Piacenza chiesi mezz’ora di tempo e poi mi richiamò dicendo che non era fattibile» |
||
|
||
(f.b.) Sabato, a margine del
Consiglio Federale che ha escluso il Treviso Basket Srl dalla
prossima Serie A, Dino Meneghin ha dichiarato di essersi speso
personalmente per la causa trevigiana, al punto da aver proposto
l'inserimento del nuovo club veneto in Legadue al posto della
rinunciataria Piacenza, incontrando però il netto rifiuto di Claudio
Coldebella, che avrebbe insistito per l'approdo nella massima serie.
Dichiarazioni, queste, che hanno sorpreso il dirigente castellano,
il quale ha offerto una ben diversa versione dei fatti: «La
telefonata di Meneghin arrivò venerdì 6 luglio alle 11.55 - ha
ricordato - mentre ero in auto assieme a Giovanni Favaro, testimone
della comunicazione poiché è stato utilizzato il vivavoce. In quella
occasione, il presidente propose effettivamente un posto nel
campionato cadetto, ma io chiesi tempo, almeno mezz'ora, per poter
informare i soci dell'offerta. Per questo non potei fornirgli una
risposta precisa nell'immediato, anche se mi sembrò subito un
qualcosa molto difficile da accettare. Dopo appena un quarto d'ora,
nuova telefonata di Meneghin, che annullava l'ipotesi
precedentemente formulata spiegando che la procedura seguita da
Piacenza non avrebbe permesso tale manovra. Concludemmo con una
piccola risata, commentando il tutto come un falso allarme.» Stando
alle parole dell'ex CEO biancoverde, le parole pronunciate dal
numero uno federale non sarebbe quindi veritiere. Ma ci sarebbe
dell'altro: «Negli ultimi quindici mesi - ha concluso Coldebella -
tanto la FIP quanto la Legabasket non hanno dimostrato il minimo
interesse nell'opera di salvezza del basket a Treviso. Non una
telefonata, neanche un aiuto morale. Niente. A differenza di persone
che hanno cercato in ogni modo di dare una mano, anche tentando di
sostituirsi alle istituzioni, vista la prolungata assenza di queste
ultime». |